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L’Osto della Vecchia Torino

La quiete elegante e riservata di un locale come una volta, dove assaporare una cucina raffinata di stampo piemontese. La carta, però, custodisce piacevoli sorprese, aprendosi a gustose ispirazioni gastronomiche mediterranee e pugliesi

Ci troviamo in via Tasso – ovvero in piazzetta IV Marzo, oggi polo importante della movida cittadina – per far visita a un ristorante che da trent’anni anni accoglie le escursioni gourmande dei torinesi.

Un locale antico – già durante la Grande Guerra vi si mesceva il vino e si serviva pasta e fagioli – in cui rivive la storia della città, tanto nelle stampe e fotografie in bianco e nero alle pareti, quanto nello spirito riservato ma mai formale dell’accoglienza. Nelle sue salette in stile – quelle al piano di sotto sono valorizzate da belle volte a botte di mattoni a vista – è palpabile un’eleganza sobria, squisitamente torinese.

Anche la cucina è un inno al Piemonte, per quanto punteggiata di felici suggestioni mediterranee, dovute alle origini pugliesi dello chef Angelo Losito.

Il patron, che racconta volentieri il suo approdo alla ristorazione – la passione per la buona tavola, l’incoraggiamento degli amici e il dono di una divisa da chef, chiaro presagio… – all’Osto del Borgh Vej ha lanciato una proposta raffinata, fondata su un leitmotiv preciso: la scelta di cotture leggere che valorizzino le materie prime, la predilezione per l’olio extravergine d’oliva (quello dei suoi uliveti ad Acquaviva delle Fonti, nel barese) e il rifiuto categorico della panna, che copre i sapori e appesantisce i piatti.

Così nascono le sue ricette, tradizionali e di stagione: «Bagna caoda e flan di cardi – racconta Angelo –con gnocchetti al Castelmagno e risotto al Barolo (preparato con ben mezza bottiglia). E poi Brasato al barolo, guanciale cotto a bassa temperatura e i piatti col tartufo, come l’uovo in camicia su letto di fonduta».

E mentre in carta non mancano mai i grandi cavalli di battaglia (il mitico vitello tonnato vecchio Piemonte, senza maionese, e gli agnolotti del plin fatti a mano), tra le specialità pugliesi scopriamo con entusiasmo la tipica purè di favette, il polpo con crema di patate e la finissima di polpo all’olio extra vergine d’oliva.

Tutta la pasta è preparata all’interno del pastificio dello stesso Chef A. Losito: ‘La Pasta di Papà’, mentre i dessert: dalla tarte tatin al cuore caldo al gianduia, dal parfait al torrone con nocciole esclusivamente locali,

sono tutti di propria produzione artigianale.

Da provare, inoltre, la degustazione fissa o il piccolo menù, in abbinamento a un ottimo vino piemontese o nazionale.

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